Ti è mai capitato di fare una ricerca su internet e di ritrovarti tempestato poco dopo di annunci simili?
Oppure di parlare con un amico di un argomento e subito dopo notare una pubblicità nuova su Facebook o su Instagram attinente a quell'argomento?
Diana racconta di aver chiacchierato con Carla dicendole di essersi inscritta ad un corso di cucito. Tornata a casa Carla trova il suo feed di Facebook intasato di ADV sui corsi di cucito.
Paolo, invece, dopo aver letto un post su Parigi su Instagram, ha iniziato a vedere tantissime sponsorizzazioni sulla Francia in ogni dove.
Barbara, trentenne sposata da poco, vorrebbe avere un bambino e, guarda un po', Youtube le propone solo pubblicità di test di gravidanza.
...ma allora è vero che "internet" ci ascolta?
Che cos'è la targhetizzazione
Ogni giorno in media tocchiamo il nostro smartphone 2.617 volte.
Cosa facciamo in tutti questi click? Aggiorniamo il nostro stato sui social network, controlliamo le email, ascoltiamo musica, mandiamo messaggi, facciamo ricerche e scattiamo foto o giriamo video. Tutte attività vengono monitorate (N.B. con la nostra autorizzazione, vedi sotto) da App, piattaforme web e simili. Anche i "movimenti" dei nostri amici subiscono lo stesso processo.
Ognuna di queste azioni viene interpretata e dice qualcosa di noi: cosa ci piace in quel momento, su cosa ci soffermiamo e su cosa no, quali sono i trend delle persone che ci sono amiche e dei luoghi che frequentiamo. In altre parole App e piattaforme web (soprattutto social) hanno a disposizione una serie di informazioni che usano per capire i nostri potenziali interessi e (questo è il nocciolo della questione) proporci attraverso ADV di prodotti che hanno un'alta possibilità di piacerci. Quando l'utente poi si trova davanti inserzioni di cui ha parlato precedentemente nella sua mente scatta immediatamente il meccanismo causa-effetto ed la suggestione è fatta.
Ecco perchè Carla nota subito i post sui corsi di cucito e Paolo le inserzioni sulla Francia. Barbara, invece, trentenne e spostata, è esattamente "in target" con le donne che vogliono avere un bambino.
Ma chi ha dato il permesso a "internet" di monitorarmi?
La risposta è semplice: sei stato tu.
Ogni volta scarichi un app acconsenti, senza pensarci troppo su, ai TOS ovvero ai i termini di servizio. Del resto chi ha mai letto i TOS? Nessuno.
Quindi indistintamente e senza interessarcene troppo, autorizziamo applicazioni a monitorare i dati personali, approvando tutti i casi d’uso richiesti (sì anche se li approvi senza leggerli vale uguale) ed in questo modo possiamo essere seguiti nelle azioni giornaliere che compiano su internet.
Uno studio di Ogury pubblicato su Programmatic Italia rivela che il 66% degli italiani non ha nessuna consapevolezza di come vengano usati i propri dati e che il 71% dei consumatori, a livello mondiale, preferisce condividere i propri dati piuttosto che pagare per servizi che può avere gratuitamente.
Conclusioni
Per quanto la tecnologia attuale abbia in potenza la capacità di ascoltarci e proporci pubblicità mirata non è così. Siamo invece noi stessi a fornire ad app e piattaforme web tutti gli strumenti per monitorare le nostre attività e proporci ADV "personalizzati".
Questo è per forza un male? Non necessariamente: in questo modo ci vengono mostrate solo le inserzioni che potenzialmente ci possono piacere e celate quelle che non ci potrebbero mai interessare.
Pensi che anche al tuo business possa giovare una targhetizzazione mirata dei tuoi utenti? Ottima intuizione!
Noi di JooMa ogni giorno realizziamo campagne pubblicitarie social e non. Per maggiori info, contattaci, non pungiamo!